Obon Matsuri - Il Festival delle Lanterne

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  1. marziolina86
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    Quella di Obon(お盆), o a volte semplicemente Bon(盆), è forse una delle feste più importanti e suggestive del Giappone. Più che una di una vera e propria festa, si tratta di una cerimonia commemorativa, volta a onorare gli spiriti degli antenati defunti e chiedere una vita più lunga e priva di sofferenze, per sé stessi e per i propri cari.
    Bon odori significa 'danza di bon'. La parola 'bon' deriva dal sanscrito e quindi dall'India, dove nacque Budda: si tratta perciò di una parola buddista. Per la precisione, il termine esatto sarebbe urabon, ma tutti preferiscono usare obon (la 'o' nella lingua giapponese è un prefisso formale, di onorificenza).
    L8KvPs

    Questa festività cade a metà agosto, durante questo periodo vengono pulite le lapidi e la case dei defunti, ai quali si offre cibo e bevande poste in un altarino dentro casa, secondo la tradizione in questo modo è possibile allietare le sofferenze dello spirito. A questo proposito vi è una leggenda, quella del monaco Mokuren che in una visione vide la propria madre defunta soffrire gravemente, e per aiutarla chiese supporto a Shaka(Godama Siddarta, il fondatore del Buddhismo). Egli consigliò lui di portare alla madre cibo e bevande ogni 15 di Luglio, così facendo la aiutò a sopportare le sofferenze ed ella poté salire in cielo. Da questa leggenda ha origine la tradizione dell'Obon.

    A proposito del rapporto fra questo racconto e la parola obon/urabon, pare che ogni scuola buddista abbia una sua personale teoria. Per esempio, secondo uno studioso, era il termine con cui si identificava l'abitudine di offrire cibo, mentre una scuola buddista ritiene che sia il sutra (testo sacro) contenente questa storia a chiamarsi Urabon. Ma comunque sia, l'abitudine di celebrare una funzione commemorativa e corale per gli antenati attraverso l'offerta di cibo il 15 di luglio (calendario lunare), entrò in Giappone insieme al buddismo verso la metà del VI° secolo. Già allora, però, esisteva in Giappone l'abitudine di fare una festa per gli antenati: le due ricorrenze si fusero e divennero l'attuale Obon. Infatti, anche oggi, in alcune zone, l'Obon si chiama Festa dell'Anima, Festa degli Spiriti e delle Anime e così via, proprio come nell'antichità.
    E' necessario ricordare che in Giappone il termine 'spiriti' non ha lo stesso significato di quello occidentale: niente a che fare con fantasmi, ma piuttosto con divinità o entità della natura. Esiste una buffa abitudine, probabilmente tramandata nei secoli: si preparano un cavallo fatto con un cetriolo e una mucca fatta con una melanzana, che dovrebbero fungere da veicolo per le anime degli antenati. Che senso ha? Gli antenati possono tornare sulla terra a trovare i parenti vivi con un veloce cavallo/cetriolo, mentre per il ritorno doranno usare una lenta mucca/melanzana che li allontanerà dai propri cari con meno fretta.

    Nell'antica religione giapponese non esisteva l'idea di inferno e sofferenza dopo la morte. Gli antenati defunti sono considerati come qualcosa a mezza via tra i kami (le divinità, anche se il termine ha un significato dissimile da quello occidentale) e le anime (o anche spiriti) che proteggono la vita dei discendenti vivi. In fondo, per tanti giapponesi, l'Obon non è una festa dedicata a salvare le anime all'inferno, bensì per divertirsi insieme agli antenati che tornano da noi.

    L'Obon vero e proprio viene festeggiato il 15 agosto, ma la celebrazione viene effettuata in più giorni. Già a partire dal 13/14 di agosto, durante il Mukaebi, vengono accese varie lanterne, fiaccole e candele, per poter accogliere le anime dei defunti. Vi è quindi il giorno dell Obon, il 15, durante il quale i parenti si riuniscono per andare al cimitero e mangiare in compagnia dei defunti. Il giorno seguente, con l'Okubiri, si riaccendono le candele, le fiaccole e le lanterne per indicare ai defunti la via di ritorno all'aldilà.

    Al termine della giornata di festa si effettuano i Bon Odori, ovvero le danze rituali attorno al fuoco. Ad Okinawa viene però effettuata una danza diversa, chiamata Eisa, nella quale da venti a trenta giovani ballerini si mettono a cerchio e ballano accompagnati dal suono di più tamburi.

    Conclusa la cerimonia, oltre agli immancabili fuochi d'artificio, vengono preparate delle piccole imbarcazioni sulle quali vengono poste delle offerte che si vuole il defunto porti con sé nell'aldilà, le si lascia quindi trascinare dall'acqua di un fiume o del mare, assieme alle varie lanterne, formando così uno spettacolo suggestivo e magnifico:

    Info prese da:
    Mainichi Japan - Kurado Kun
    Fragments of Nihon

    Edited by Kayla-XY - 20/8/2012, 16:41
     
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  2. Kayla-XY
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    C'è chi ha paura degli spiriti e chi no, è proprio vero che è una questione legata alla cultura. Ma per chi crede ad un mondo che va al di là di quello reale, è una cosa positiva non aver paura di quel che sarà, del diverso, così come in fondo non si può dimenticare che un giorno ci si potrà ricongiungere ai nostri cari. Diciamo che mi pare di capire che festeggino, in maniera diversa, il nostro due di Novembre

    Edited by Kayla-XY - 20/8/2012, 16:29
     
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1 replies since 13/8/2012, 17:31   45 views
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