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Un caso incommentabile, che volevo condividere con voi, nel quale anche l'Italia ha a che vedere in un certo senso. Commentate pure, parliamone, se volete.
"L’appello dei genitori per impedire il distacco delle macchine che la tengono in vita è stato rifiutato. Per Indi Gregory - la bimba inglese di 8 mesi affetta da una malattia mitocondriale che i medici del Queen's Medical Centre di Nottingham e i giudici britannici considerano irrimediabile – i supporti vitali vengono staccati oggi, sabato 11 novembre. Lo si sapeva già, ma ora c'è anche l'annuncio ufficiale: "Oggi verso le 11 (le 12 in Italia, ndr) il sistema inglese staccherà i supporti vitali a Indy Gregory", ha scritto su X l'avvocato Simone Pillon, che sta seguendo la famiglia in Italia in questi giorni: alla piccola era stata concessa in via eccezionale la cittadinanza italiana per permettere il trasferimento e le cure nel nostro Paese. I giudici britannici hanno però deciso di tirare dritti per la loro strada, nonostante l'irriducibile opposizione dei genitori della piccola e la battaglia legale dell'Italia per portarla al Bambino Gesù di Roma. Linea appoggiata dalla premier Giorgia Meloni, che aveva lanciato un appello formale al ministro della Giustizia e Lord Cancelliere della compagine Tory di Rishi Sunak, in cui aveva chiesto un intervento politico di moral suasion per "sensibilizzare le autorità giudiziarie" inglesi e permettere il trasferimento in Italia, "in nome della Convenzione dell'Aia del 1996". Ai genitori della piccola, Dean Gregory e Claire Staniforth, è stata rifiutata anche la richiesta di portare a casa la figlia: la spina sarà staccata in un hospice.
Vietare il trasferimento di Gregory in Italia è “una sconfitta per l'umanità, per la medicina, per la scienza e per la civiltà occidentale”, ha detto Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus che insieme a Pillon ha seguito il caso per la parte italiana. Si chiede che per il futuro si proceda a finalizzare un accordo bilaterale tra Roma e Londra: "Auspichiamo la promozione in tempi brevi di un accordo politico istituzionale bilaterale tra Italia e Regno Unito che permetta in futuro ai genitori che lo vogliano di portare i loro figli malati a essere curati in Italia per evitare vicende simili a questa". La sentenza con cui si chiude la vicenda, continua Coghe, "è stata presa sulla base di parametri di dignità della vita totalmente eutanasici che ci fanno ripiombare nei periodi più bui della nostra storia recente: una bambina oggi morirà per soffocamento non a causa della sua malattia ma perché un giudice ha impedito ai suoi genitori di aiutarla a respirare”.
Nel caso si è inserito anche il Codacons, che in mattinata ha presentato un ricorso d’urgenza al Tribunale civile di Roma per chiedere la sospensione dello stop ai macchinari. L’associazione ritiene che, grazie alla cittadinanza italiana conferita a Gregory, l’Italia sia legittimata a esprimersi sulla vicenda. Si lamenta la violazione di diverse norme, anche internazionali, che tutelano il diritto alla vita.
Meloni aveva tentato di portare la piccola a Roma facendo leva sullo spirito "di collaborazione che da sempre contraddistingue i due Paesi", sottolineando che sarebbe dovuto comunque succedere "in tempo utile perché Indi possa accedere" al protocollo terapeutico offerto dall'ospedale Bambino Gesù. Niente da fare: i giudici inglesi hanno liquidato come non in linea "con lo spirito della Convenzione dell'Aia" le istanze italiane, rivendicando alle corti del Regno il diritto di essere nelle condizioni migliori per valutare la vicenda "nell'interesse superiore" della piccola.
Il caso di Gregory richiama alla mente quello di Alfie Evans. Anche lui considerato inguaribile dai medici del Regno Unito, nel 2018 ottenne la cittadinanza lampo dal governo italiano di Paolo Gentiloni. Ma anche quella volta, i giudici britannici avevano stabilito che la sospensione del trattamento fosse la scelta migliore per il bimbo. Altre vicende simili sono quelle di Charlie e Isaiah Haastrup. Poi, l'anno scorso, è arrivato anche il caso di Archie Battersbee. Il 12enne era rimasto vittima di un incidente domestico che lo aveva ridotto in stato vegetativo, la famiglia aveva cercato di spostarlo in una casa di cura per lungodegenti, ma l’Alta corte di Londra si era opposta con sentenza: le sue condizioni erano così gravi che trasferirlo – come avevano riferito gli specialisti –non avrebbe fatto altro che accelerarne il decesso."
- Fonti -
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